Friday, 17 January 2020

L’influenza del latino sulla lingua inglese

L’inglese come lingua franca per eccellenza ha raggiunto ormai uno status insuperato a livello internazionale, sia come numero di locutori che come standard di comunicazione in ambito economico, politico, culturale, professionale, tecnico-scientifico e non solo.

Tuttavia, forse non tutti sanno che la maggioranza del vocabolario inglese deriva dall’antica lingua franca dei Romani: il latino.

Infatti, dopo l’italiano, l’inglese è la lingua maggiormente influenzata dal latino.


Il segreto dell’inglese: la semplificazione

L’inglese, una lingua indoeuropea germanica, ha subito profondi mutamenti nei secoli, sia nella pronuncia che nella scrittura. Tra l’inglese antico, quello medievale e quello moderno si sono susseguiti grandi cambiamenti sia nella struttura che nel suono stesso della lingua.

Questa costante evoluzione ha determinato una struttura particolarmente semplificata che ha agevolato l’assimilazione di un gran numero di vocaboli stranieri.

Particolarmente influenti sono stati il francese e il latino. Infatti, si stima che un 30% del lessico inglese derivi dal latino direttamente e un ulteriore 30% indirettamente, attraverso il francese.

L’influenza del latino nei tempi

Già nell’anno 43, l’invasione romana in Britannia, protrattasi per diversi secoli, lasciò tracce documentabili di latino, maggiormente riscontrabili nei vari nomi di località geografiche.

Nel sesto secolo, l’arrivo in Inghilterra dei primi monaci cristiani schiuse le porte alla latinizzazione dell’inglese, con l’introduzione di termini ecclesiastici e religiosi.

Successivamente, l’occupazione dell’Inghilterra da parte dei normanni nel 1066, portò la crescente influenza del francese, una lingua già ampiamente latinizzata, il cui notevole contributo (circa 10 mila parole) fu determinante per l’evoluzione dell’inglese. Circa il 75% delle parole adottate in questo periodo vengono utilizzate ancora oggi.

Nel periodo rinascimentale, con la riscoperta dei classici, il latino tornò in auge soprattutto in ambito artistico, letterario, culturale e accademico. Circa 10-12 mila parole latinizzate vennero aggiunte in questo periodo. La diffusione della stampa avrebbe poi definitivamente consolidato lo standard linguistico e grammaticale.

Con l’avvento dell’era industriale, infine, sorse la necessità di coniare nuovi termini per descrivere nuovi oggetti e nuove scoperte. In molti casi, si tornò ad attingere direttamente dal latino, oppure vennero create nuove combinazioni di termini latini riadattati nel significato e nell’applicazione secondo l’esigenza.

Dopo la II Guerra Mondiale, l’inglese spodestò il francese come lingua franca internazionale, soprattutto grazie al potere politico ed economico degli Stati Uniti d’America.

Da quel punto in poi, l’inglese ha dimostrato una straordinaria capacità di adattamento, continuando ad accrescere il proprio lessico per tenere il passo con le innovazioni sociali, tecnologici e digitali.

Il latino nell’inglese oggi

Complessivamente, più del 65% del lessico inglese deriva in qualche modo dal latino, tant’è che il rinomato linguista Tullio De Mauro ha definito l’inglese “la più latinizzata e romanizzata delle lingue non neolatine”.

Si stima che i vocaboli “nativi”, quindi derivanti dall’inglese antico, non siano più del 20-33% del lessico totale, benché rappresentino di gran lunga le parole più utilizzate nel quotidiano. Tuttavia, è bene specificare che gran parte di questi termini stranieri “presi in prestito” sono ormai obsoleti o di valore puramente lessicale, per cui nella pratica non vengono usati quasi mai, pur contribuendo ad infoltire i dizionari di una lingua in continua crescita.

In linea di massima, i vocaboli di provenienza anglosassone sono più brevi e semplici rispetto alle parole con radici latine, le quali tendono ad essere maggiormente utilizzate in ambito letterario, accademico e commerciale.

A motivo di questa singolare miscela di provenienze linguistiche, l’inglese vanta un’ampia scelta di sinonimi, alcuni di origine germanica e altri di origine latina; ad esempio:

answer / response

ask / request

choose / select

end / finish

fast / rapid

hardship / difficulty

mistake / error

near / close

shape / form

snake / serpent

pig / pork
teach / educate

speech / language

watch / observe

stay / remain

Pur essendo sinonimi, vi sono sottili differenze di significato tra queste parole. Queste “sfumature” sono uno dei motivi che rendono l’inglese una così lingua ricca e interessante.

Latino che va, latino che ritorna

Alcuni termini latini sono stati incorporati nella lingua inglese rispettando la loro forma originale (per es.: focus, stadium, bonus) ma, soprattutto in campo informatico e digitale, abbondano anche gli anglolatinismi; ovvero, vocaboli latini “presi in prestito” dall’inglese, rivisitati e riadattati al contesto attuale e poi “restituiti” alla lingua italiana (per es.: status, media, data, server, sponsor).

Alcuni di questi termini si sono trovati talmente a proprio agio nel lessico italiano, da aver ispirato a loro volta nuove parole (per es.: digitare, digitalizzare).

Certo, non mancano i detrattori degli anglicismi ormai onnipresenti nella lingua italiana, ma bisogna pur riconoscere i meriti di questo fenomeno che alcuni linguisti definiscono “latino di ritorno”.

I latinismi adottati dall’inglese, ma anche dal francese e dal tedesco, anziché snaturare l’identità della lingua italiana, possono invece incentivare la rivalutazione e la riscoperta delle nostre radici latine.

Latino evergreen

Sono tanti i latinismi comunemente utilizzati nel mondo anglofono: da junior e senior, a campus, referendum, ma anche video, audio, data, bonus e alibi – oltre ai sempreverdi plus, ultra, super.

Queste parole si scrivono in modo identico anche in italiano, ma la pronuncia assai diversa li rende talvolta irriconoscibili all’ascolto. Comunque, basta esercitarsi un po’ per imparare a distinguerli.

Il lessico inglese continua tuttora ad arricchirsi di nuovi latinismi, successivamente esportati in giro per il mondo. In questo modo, il latino continua a vivere anche grazie all’inglese e vice versa.

Ad esempio: ultimamente è tanto in voga tra i giovani anglofoni la parola extra: usata colloquialmente per descrivere persone o comportamenti eccessivamente melodrammatici.

Milioni di internauti seduti ora di fronte al proprio computer che guardano un video sul monitor o commentano sul forumpreferito sono la riprova che il connubio tra latino e inglese è stata una formula davvero vincente.

Anzi, forse è proprio questo forte legame con l’antica lingua franca dei Romani che ha contribuito a rendere l’inglese il non plus ultra della comunicatività.

 

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